Con la crescente perdita di biodiversità, aumenta la necessità di individuare strategie mirate di ricerca e conservazione a livello globale. Questo il concetto chiave che emerge da un articolo, pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet e redatto dagli esperti del National Biodiversity Future Centre (NBFC).
Il gruppo di lavoro, coordinato da Hellas Cena e Massimo Labra, sottolinea la correlazione tra la salvaguardia delle specie che popolano il pianeta e il benessere umano. Il NBFC, un progetto italiano che coinvolge oltre 1500 ricercatori e 48 enti partner, rappresenta un messaggio concreto per promuovere la gestione sostenibile della biodiversità, che svolge un ruolo cruciale nel funzionamento di tutti gli ecosistemi del pianeta e ha un impatto diretto sul benessere del singolo e della collettività.
“Il nostro obiettivo – scrivono gli autori – è quello di evidenziare l’urgente necessità di compiere sforzi sincronizzati per proteggere la ricchezza biologica della Terra, fondamentale per sostenere la vita come la conosciamo. L’impatto della biodiversità si estende al benessere culturale e mentale, si intreccia con le pratiche culturali e contribuisce all’identità e all’appartenenza. La perdita di questa importantissima risorsa minaccia i servizi ecologici essenziali e costituisce un pericolo per miliardi di persone in tutto il mondo”.
“In questo delicato momento – si legge nell’articolo pubblicato su The Lancet – è necessario individuare nuove strategie coese per far avanzare la nostra comprensione del monitoraggio, della conservazione e del ripristino della biodiversità e per promuovere un uso sostenibile delle risorse biologiche”. “La connessione tra biodiversità, sviluppo sostenibile e salute planetaria – concludono gli scienziati – assume un ruolo centrale quando si affrontano crisi ambientali, pandemie ed epidemie. Preservare la biodiversità è assolutamente necessario per promuovere la sicurezza sanitaria globale, per questo è indispensabile attuare strategie integrate a vari livelli“.
“In questo momento storico – commenta Carlo Calfapietra, direttore dell’Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IRET) – la comunità scientifica può godere di strumenti e finanziamenti importanti. Abbiamo pertanto il dovere e la responsabilità di farci sentire dal mondo politico, per comunicare in modo chiaro che i soldi spesi per la ricerca in biodiversità rappresentano un investimento piuttosto che un costo”.
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